Padre Pantaleone Palma (1875 - 1935)
Fu
tra i primi collaboratori di Padre Annibale. A Oria, oltre ad
interessarsi dello sviluppo delle costruzioni,
seppe preparare
alla vita gli orfani con lo studio ed il lavoro manuale
nelle
officine di falegnameria, tipografia, calzoleria e perfino con
la banda musicale
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Nacque a
Ceglie Messapica da famiglia benestante il 15 Aprile 1875. A 18 anni
entrò nel seminario vescovile di Oria e il 30 Luglio 1899 fu ordinato
sacerdote da Mons. Teodosio Maria Gargiulo. L’anno precedente il vescovo
gli aveva permesso, cosa rarissima in quel tempo, di affrontare gli
esami di Stato per la Maturità classica che conseguì da privatista.
Spese “sessanta giorni e sessanta notti” di studio intensissimo,
pagando però lo sforzo compiuto con un esaurimento nervoso che non lo
abbandonò per tutta la vita. Dopo aver insegnato per qualche anno
lettere classiche in seminario, chiese di perfezionare gli studi classici
frequentando l’università di Napoli prima e, dal 1902, quella di Messina.
E nella
città dello Stretto conobbe Padre Annibale. Padre Santoro
descrive in questo modo i particolari di quell’incontro:
Tra i sacerdoti che chiedevano ospitalità al
povero quartiere Avignone, nel 1902 se ne presentò uno da molto lontano,
dalla Puglia, e precisamente dalla Diocesi di Oria, da Ceglie Messapico.
Le cose andarono così. In Messina, presso l'Università, teneva la
cattedra di Filosofia del Diritto il Sac. Vincenzo Lilla […]. Era amico
e grande ammiratore dell'Opera del Padre. Naturalmente chi voleva venire
a studiare a Messina dalla Puglia, era logico che si rivolgeva a lui per
essere aiutato. Il Sac. Pantaleone Palma […] fece il passaggio a
Messina, principalmente perché in Messina insegnava il compaesano Prof.
Lilla, e poteva contare sopra un eminente protettore.
Così il Sac. Palma, alla fine di Ottobre del 1902,
venne in Messina, prese alloggio all'Albergo della Luna, in Via
dell'Agonia, con lo scopo di avvicinare il Prof. Lilla, e per mezzo suo
trovare un alloggio conveniente. E il professore bussò al cuore del
Padre per un alloggio gratuito di qualche anno in favore di un giovane
sacerdote condiocesano e suo amico.
Al Prof. Lilla il Padre non poteva dire di no. E
Don Pantaleone Palma si presentò al quartiere Avignone. Il Padre non
aveva ancora preparato una stanza adatta e lo rimandò per il giorno 28,
festa dell'Apostolo San Giuda Taddeo. Tutti questi singolari dettagli
(Albergo della Luna, Via dell'Agonia, festa di S. Giuda Taddeo) il P.
Palma li ricordava spesso, perché tanto corrispondevano allo stato
d'animo suo.
Il giovane sacerdote rimase appartato, servito
come un ospite di riguardo, vestiva inappuntabilmente l'abito
ecclesiastico con nitidezza ed eleganza. Tanto che c'era chi ricordava
il contrasto della sua talare, con quella pur nitida ma stinta del Padre
Annibale e del P. Bonarrigo. Andava e tornava dall'Università, seguendo
i suoi sogni letterari e preparandosi alla tesi. Così per circa un paio
d'anni. Senonché vedeva svolgersi sotto i suoi occhi una vita singolare
di povertà, di preghiera, di carità eroica attorno all'uomo di Dio, il
Padre Annibale, che sembrava vivesse fuori di questo mondo. Tutto ciò lo
impressionò vivamente, come egli stesso narrava, e sentiva l'inutilità e
la vuotaggine di tutti quei suoi sogni giovanili […]. Si diede ad una
vita di raccoglimento, di compunzione, di preghiera, che cominciò a
manifestarsi anche nell'abito e nell'andatura dimessa. Gli parve proprio
quello il luogo dove avrebbe potuto realizzare il suo antico ideale di
consacrazione.
Da quando erano partiti, prima P. Catanese, poi P.
D'Agostino, l'andamento interno della Casa al quartiere Avignone
lasciava a desiderare. Praticamente il chiericato era affidato
all'Accolito Salvatore Russello e gli orfani affidati di giorno ad
impiegati. Si scorgeva il vuoto dell'assenza dei due giovani sacerdoti.
Qualche inconveniente giunse perfino alle orecchie dell'Arcivescovo. Il
Padre ebbe buona occasione per lamentarsi con l'Arcivescovo che non gli
aveva lasciato nessuno dei due giovani sacerdoti. Mons. D'Arrigo
rispose: «Lei ha quel giovane sacerdote ospite. Gli faccia fare
qualche cosa, anche per disobbligarsi dell'ospitalità gratuita che ha».
Il Padre in ogni parola del Superiore vedeva sempre la volontà di Dio, e
pregò il P. Palma di attendere all'andamento disciplinare interno
dell'Istituto. Così cominciò la sua attività per l'Istituto.
(S. D. SANTORO, Breve Profilo Storico
della Congregazione dei Rogazionisti, p. 21 – 22)
Così P.
Pantaleone Palma nel 1904 lasciò la Diocesi di Oria e, accantonati gli
studi accademici, si legò definitivamente a Padre Annibale mettendo a
disposizione dell’Opera la sua vulcanica intelligenza e il suo cuore
generoso. Divenne responsabile dei chierici al “Quartiere Avignone” e,
per venire incontro all'assillante problema economico dell'Opera che
progrediva, si rese disponibile a diffondere la devozione del “Pane
di S. Antonio di Padova” attraverso il libretto: “Il Segreto
Miracoloso”, che il Padre aveva stampato per la prima volta nel 1900
e successivamente più volte ristampato. Accompagnato da Fratel Giuseppe
Antonio Meli, che gli fu a fianco per molti anni, percorse non solo
Messina e dintorni, ma tutta la Sicilia e la Calabria, distribuendo le
cassette per la raccolta delle offerte nelle chiese e nei luoghi
pubblici ed esortando tutti ad essere generosi verso gli “orfanelli
di Sant’Antonio”. Da queste premesse di lavoro derivò nel 1907 il
periodico «Dio e il Prossimo» e poi l’istituzione delle
“Segreterie Antoniane”, delle quali divenne instancabile
organizzatore.
Il
terremoto di Messina sorprese Padre Palma da solo al Quartiere Avignone:
organizzò immediatamente i soccorsi prodigandosi coraggiosamente fra le
macerie e le continue scosse di assestamento. Nei giorni successivi,
andò a portare aiuto e conforto anche in altri punti della città. Agli
occhi acuti ed intelligenti del P. Annibale non poté sfuggire tutto il
lavoro da lui svolto in quei frangenti tanto da dire: «Numerose
medaglie d’Oro al valore civile egli meriterebbe per il coraggio da lui
dimostrato; e un Paradiso sarebbe poco per la eroica carità da lui
esercitata!». Quando gli orfani si trasferirono in Francavilla
Fontana e successivamente ad Oria negli Istituti di San Benedetto e San Pasquale, P. Annibale nominò superiore delle due Comunità P. Palma e per
circa 20 anni, fino al 1932, egli rimase superiore ufficiale della Casa
maschile di Oria, coadiuvato, per la parte economica, da Fratel Giuseppe
Antonio Meli, ed in quella disciplinare, da Fratel Carmelo Drago.
Da
questo momento la vita e l’opera di P. Pantaleone si legheranno
indissolubilmente alla città di Oria, dalla quale egli non si
allontanerà mai a lungo, ricevendo dal Padre Annibale numerosi e gravosi
impegni di costruzioni ed adattamenti di vari istituti sia dei
Rogazionisti che delle Figlie del Divino Zelo: San Pier Niceto,
Francavilla Fontana, Oria, Trani, Gravina di Puglia, Altamura, Corato,
Padova, Sant’Eufemia, Roma e Montepulciano.
Nell’Orfanotrofio maschile di Oria, oltre allo sviluppo delle
costruzioni seppe preparare i ragazzi al futuro attraverso la scuola ed
il lavoro manuale nelle officine di falegnameria, tipografia, sartoria,
calzoleria e perfino con la banda musicale.
Con
questi mezzi, sempre in piena docilità a P. Annibale, riuscì a superare
le gravi difficoltà di quegli anni. E proprio questa grande fiducia nei
suoi confronti aveva spinto il Padre a nominarlo nel suo testamento
suo erede universale e amministratore generale di tutti gli Istituti
maschili e femminili esistenti.
Dopo la
morte del Fondatore, una vera bufera si abbatté su P. Palma che fu
accusato ingiustamente e, nel 1932, deferito al giudizio del
Sant’Uffizio. Egli accettò il calice amaro delle tribolazioni e delle
persecuzioni, pregando e perdonando: si offrì vittima di amore e di
perdono per la gloria di Dio, il bene delle anime e per lo sviluppo
dell'Opera Rogazionista. Appresa la notizia, alcuni Vescovi delle
diocesi ove erano presenti le Case dei Rogazionisti e delle Figlie del
divino Zelo - che conoscevano bene la sua lealtà - fecero pervenire al
Papa Pio XI una richiesta per la revisione della sentenza ma non si poté
procedere per l’improvvisa morte del P. Pantaleone, avvenuta a Roma il 2
Settembre del 1935.
Il P.
Ignazio Beschin, professore nel Collegio Internazionale dei Frati Minori
in Roma e suo confessore, volle scrivere sul marmo che ne raccoglie i
resti:
«Padre Pantaleone Palma
Sacerdote pieno di zelo
virtù
e sacrificio
primo
e principale collaboratore
degli
Istituti del Canonico
Annibale Maria Di Francia».
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